Lasciamo Logrono molto presto, un po per la tappa che ci aspetta oggi, un po perché non vedo l’ora di arrivare a Najera e lavare tutto il contenuto dello zaino. I primi 12 km, infatti, li faccio con Melissa parlando per lo più del problema che ci ha afflitte. Ovviamente anche oggi chiacchierando il tempo vola, ed in men che non si dica arriviamo a Navarrete macinando i primi 12 km.
Ci fermiamo nel primo bar che troviamo e aspettiamo un tempo indefinito per poter ordinare un panino ed un succo di frutta. Il bar è gestito da marito e moglie che non fanno della velocità il loro punto di forza!!
Mentre Melissa e Betta sono ancora al bar, io decido di ripartite da sola. A Najera mancano 16 km di nulla. Metto la musica e parto. Un po’ canto, un po’ penso, un po’ piango. Realizzo che anche nelle situazioni tristi c’è stata comunque una parte bella, e vorrei davvero poter ricordare solo quella, ma non funziona così purtroppo! Non è così facile.
Ad un certo punto mi trovo di fronte ad un bivio: posso proseguire sul cammino, oppure allungare di 2 km per passare da Ventosa e visitare il Tempio parrocchia di San Saturnino. Sono indecisa, ma poi pensò che potrebbe non capitarmi mai più di visitare Ventosa, così devio. Siamo in pochissimi a farlo, tanto che mi ritrovo da sola su questa strada di campagna e mi assale una sensazione di libertà assoluta e bellissima. Inizio forse a realizzare il mio cammino e a sentimi fortissima!
Arrivata a Ventosa entro subito in un bar ed ordino un’Aquarius. Chiedo alla signora del bar, in perfetto spagnolo (giuro), se la chiesa è aperta. ma lei non lo sa. Mentre sto per uscire mi chiama Melissa. Anche lei è al bivio e decide di raggiungermi. Con lei facciamo una pausa spuntino e poi andiamo a visitare il tempio che, indovinate un po’, è chiuso!!!
Ma io dico, brutti geni del male, che senso ha promuovere un luogo simile se poi dovete tenerlo chiuso tutta la settimana??? In pratica apre solo la domenica. Vabbè….
Facciamo scorta di acqua e partiamo alla conquista degli ultimi 11 km sotto il sole cocente. Sudo come un ippopotamo e di conseguenza puzzo come un cavallo, ma poco importa. L’importante è arrivare. E finalmente alle 14 circa arriviamo. Il tempo di registrarci e ci mettiamo subito in fila per la lavatrice. In pratica impieghiamo quasi tutto il pomeriggio tra la lavatrice e l’asciugatrice, ma ce la facciamo.
Prima di andare a cena decidiamo di andare al Rio (il fiume) ad immergere ginocchia e piedi. Non so come, ma riusciamo a non cadere dentro l’acqua, e la sensazione di fresco è meravigliosa! Poi tutti claudicanti, ognuno con i propri dolori, andiamo a cena. A me è addirittura tornato il dolore al ginocchio e sono costretta a prendere un oki!!
Comunque stasera con noi c’è anche Diana, che quando può ci consiglia gli albergue dove andare. Ritrovarsi è davvero bello. Passiamo una bela serata come sempre. Prima di rientrare in hotel, io e Diana riusciamo anche a recuperare un po di ghiaccio per il mio ginocchio ed il suo piede, della serie “La gioia delle piccole cose”. D’altronde il cammino é sopratutto questo, riscoprire la gioia delle piccole cose, come una serata in compagnia o un sacchetto di ghiaccio!
Nono giorno
Oggi è una tappa a cui tengo molto. Stasera infatti dormiremo a Granon, uno dei posti più consigliati sul cammino. Si tratta di un rifugio parrocchiale famoso per l’accoglienza e la semplicità.
La partenza non è delle migliori. Il ginocchio fa ancora male, motivo per cui cerco di non forzare molto. Tuttavia ad ogni pausa il dolore si fa sempre più acuto. Ad un certo punto smetto quasi di camminare e mi trascino al bar più vicino per poter prendere un oki. Per fortuna l’effetto è quasi immediato, ed in men che non si dica mi rimetto a camminare. Raggiungo Santo Domingo della Calzada con Alessio e Maurizio passando attraverso distese sconfinate di Fieno e cotone. Prima di entrare in città veniamo perfino accolti da 5 cicogne, ed è meraviglioso!!
Arrivati a Santo Domingo visitiamo innanzitutto la cattedrale, famosa per la gabbia con i galli che si trova al suo interno. La leggenda vuole che la figlia di un locandiere del luogo si sia innamorata di un pellegrino tedesco senza esserne ricambiata. Così per “punirlo” nascose dentro il suo zaino un calice d’argento e lo fece accusare di furto. Le leggi di allora prevedevano l’impiccagione per il reato di furto (hai capito che simpatica la locandiera? Se avessi dovuto io far uccidere chi non mi ha corrisposto, avremmo eliminato una buona parte della popolazione mondiale!!). I genitori, allora, decisero di percorrere il cammino per chiedere la grazia a Santiago. Quest’ultimo gli apparve lungo la strada dicendogli di tornare a Santo Domingo dove avrebbero trovato il figlio ancora vivo. Una volta rientrati, infatti, trovarono il figlio impiccato ma miracolosamente ancor vivo. Si recarono subito dalla gendarmeria che, nel sentire la loro storia, gli dissero che suo figlio era vivo proprio come i dei galletti che stavano mangiando. A quel punto i galletti saldarono giù dal piatto vivi.
Non so a voi, ma a me questa leggenda piace un sacco, poi vedere i galli dentro una chiesa é davvero particolare.
All’uscita della Cattedrale compro anche il cappello a fascia larga per le mesetas. Raggiungiamo Betta e dopo aver mangiato l’ennesima tortilla ci rimettiamo in cammino insieme ad Alessio. Usciamo da Santo Domingo della Calzada accompagnati ancora dalle cicogne , e vediamo addirittura un nido. Da lì in poi ci aspettano 7 km di nulla!
Camminare sotto il sole a picco non è facile ma alla fine, accompagnati da una distesa di girasoli, arriviamo a Granon. All’ostello parrocchiale non troviamo subito gli ospitaleri, per cui in totale autonomia ci segniamo nel libro degli ospiti e prendiamo possesso di un materassino a testa nel sottotetto della chiesa. Poi doccia e bucato.
Dopo aver finito con tutte le mie incombenze di routine, scendo sotto e mi siedo sull’erba con Melissa e Maurizio. Accanto a noi ci sono due ragazze che sono volontarie presso l’albergue. All’improvviso mettono la “Canzone del sole” e dopo pochi secondi iniziamo tutti a cantare. Pare che sei la loro canzone preferita.
Alle ragazze chiediamo anche informazioni per la cena. Il menù prevede un zuppa di lenticchie, che si inizierà a preparare dalle 18!! Abbiamo giusto il tempo per il nostro solito rito: aperitivo con birra al bar accompagnata da patatine comprate al supermercato (magari qualche volta vi racconterò del fatto che abbiamo dovuto suonare alla signora perché ci aprisse il supermercato!!).
Finito il nostro aperitivo fatto di risate su risate, torniamo in parrocchia. Quasi tutti vanno alla messa, mentre io e Meli rimaniamo ad aiutare per la cena. Io taglio non so quante baguette con due ragazze di Verona, Melissa invece da una mano con le verdure. Finito di svolgere i nostri compiti rimaniamo lì in cucina con i ragazzi spagnoli che stanno cucinando per tutti (per tutti e 65 aggiungo)! Il ragazzo che ha preso il ruolo di chef è Miguel, sul quale mi tocca aprire una breve parentesi.
Miguel di lavoro fa il modello, e se lo vedeste non vi sembrerebbe strano. Calcolate che ad Estella, mentre noi stavamo con i piedi a mollo, lui ha fatto il bagno a petto nudo, causando minuti e minuti di silenzio della popolazione femminile. Scopriamo così, che il buon Miguel non è solo bello ma anche bravo in cucina! Ad aiutarlo ci sono Jabi, Daniel e sua sorella. Anche su Daniel dovrei aprire una lunga parentesi, ma poi così vi distraete troppo!
Il gruppetto è molto simpatico e cerca di coinvolgere me e Melissa offrendoci da bere il Calimocho che stanno preparando, ovvero vino e coca cola. Lo so che sembra un’eresia, ma punto primo non è così male; punto secondo se ve lo offrono dei ragazzi così carini lo si beve comunque!!
Tra un Calimocho e l’altro si gioca anche a briscola e si finisce di cucinare e portare giù in giardino ciò che serve. È lì infatti che mangeremo. L’aria, per la prima volta è fresca, per cui ceniamo con le felpe. Brindiamo, scherziamo s ridiamo per tutto il tempo. A fine cena 2 ragazzi si fanno il cambio alla chitarra e ci fanno cantare. Poi tutti a sparecchiare e lavare i piatti. Sul tavolo in cucina ci sono 4 grandi bacinelle, 2 per insaponare e 2 per sciacquare. In men che non si dica puliamo tutto. Dopo tutti a letto. Dormire sui materassini per terra non sarà il massimo a livello di comfort, ma la bellezza di questa serata mi fa sembrare quella mansarda un hotel di lusso!