Dopo la Castiglia y Leon e l’Estremadura, approdiamo finalmente in Andalusia. Il programma della giornata è abbastanza frenetico ma siamo carichi e pronti ad affrontarlo.
Per prima cosa ci dirigiamo verso il centro storico di Siviglia. Lasciamo la macchina in un parcheggio a pagamento e percorriamo a piedi il chilometro che ci separa dalla Cattedrale. Il tempo non è proprio il massimo, ma nemmeno il grigiore del cielo riesce ad offuscare la bellezza di questa città. L’architettura di Siviglia è qualcosa che “ti manda fuori di testa” (come ci disse un amico). I palazzi bianchi dalle cornici gialle, le effigi sacre agli angoli delle strade, le ringhiere in ferro battuto decorate, mentre camminiamo mi sembra tutto bellissimo!
Arrivati alla Cattedrale scopriamo però che è chiusa ai turisti, sia il 31 dicembre che il primo di gennaio. Ci rimaniamo un po male, ma ci facciamo passare subito l’amarezza. Prima o poi percorreremo la via della Plata, e avremo sicuramente occasione per visitare la famosa Cattedrale, luogo in cui tra l’altro, si trova la Tomba di Cristoforo Colombo.
Lasciata la cattedrale decidiamo allora di visitare Plaza de Toros, o meglio Plaza de Toros de la Real Maestranza, la più antica arena per corride di tutta la Spagna. Non che io sia una fan delle corride, anzi, ma volevo conoscere meglio un mondo per me sconosciuto e tratto caratteristico della cultura spagnola.
La visita con audio-guida vi permetterà di scoprire com’è nata questa antica tradizione, quali erano i rituali dei toreri prima di ogni spettacolo, e tante altre notizie più o meno interessanti. Potrete inoltre conoscere la storia, a lieto fine, di uno dei pochi tori morti di vecchiaia, perché graziati da un torero. In una delle ultime stanza del museo dedicato alla Tauromachia, troverete infatti la testa di questo toro. La stessa audio-guida vi suggerirà di notare lo sguardo sereno di chi, come invece accade abitualmente, non è morto per mano di un torero. Non so che idee avesse il marketing della Real Maestranza aggiungendo questo particolare commento, ma personalmente mi ha fatto amare la corrida ancora meno!
La parte clou della visita è ovviamente l’arena, e devo dire che fa un certo effetto, non tanto per le dimensioni, ma per quello che rappresenta. Vedere i colpi lasciati dalle corna del toro sulle recinzioni e immaginare lo spettacolo che vi è stato appena descritto, lascia un po “spiazzati”, e personalmente con un po di tristezza. E ancora non avevo visto Ferdinand al cinema, altrimenti i pianti!
Lasciamo Plaza del Toros e ci dirigiamo verso la macchina. Alle 12:30, infatti, abbiamo la visita della Bodega Tio Pepe a Jerez de la Frontera, prenotata on-line tempo fa. Ci rimettiamo quindi in macchina e ci spariamo i 97 chilometri che separano Siviglia da Jerez de la Frontera. Per fortuna troviamo un parcheggio privato proprio accanto alla Bodega de Tio Pepe, per cui arriviamo puntualissimi.
Dovete sapere che Jerez è la capitale mondiale dello sherry, quindi non esiste un luogo migliore dove imparare qualcosa di più su questo vino liquoroso. La visita di per sé non è male, e ti permette davvero di conoscere un sacco di cose sullo sherry: come viene lavorato, come e quanto viene fatto invecchiare, come cambia il suo colore, etc. etc. Mi ha molto colpito sapere che in realtà lo sherry non viene fatto invecchiare nella sua totalità. Le botti, infatti, sono posizionate come a formare una piramide, dove alla base troviamo quelle più invecchiate, mentre in cima le botti con il vino più recente che viene travasato in tutte le altre. Non esiste quindi una botte dove il suo intero contenuto abbia lo stesso invecchiamento. Insomma se un po siete curiosi ed interessati non vi annoierete di certo.
L’unica cosa che è mancata è stata poter assistere davvero ad una fase della preparazione dello sherry. Tutti gli ambienti visitati, a cui va aggiunto anche il trenino che vi porterà in giro all’interno della tenuta, vi sembreranno un po artefatti e sicuramente il risultato di un’attività di marketing vincente. La stessa guida vi informerà che la produzione vera e propria non viene più fatta lì ad Jerez ma a Sanlúcar de Barrameda. Alla fine della visita è possibile partecipare ad una degustazione di Sherry che varia in base al prezzo pagato. Io vi consiglio di accompagnarla con le tapas che vi proporranno. Non immaginate porzioni abbondanti, ma serve per non lasciarsi sopraffare dall’alcol dello Sherry!!
Finita la degustazione torniamo a Siviglia, dove abbiamo n programma la visita di Plaza de Espana, uno dei luoghi simbolo di Siviglia, e ragion veduta! La piazza, infatti, è M E R A V I G L I O S A! La sua architettura (che rappresenta l’abbraccio della Spagna e delle sue antiche colonie), le sue maioliche, il canale che l’attraversa, i suoi colori: tutto è perfetto. Trascorriamo così almeno un’ora a fare foto e a girovagare per la piazza, fissando tutto con sguardo estasiato.
Ad un certo punto, tuttavia ci accorgiamo di dover andar via, in quanto abbiamo appuntamento con la nostra host Isabel. Tramite Booking, infatti, abbiamo affittato un appartamento per la sera del 31 dicembre. El Cuartelillo de Pepa, questo il nome dell’appartamento, è una soluzione ottimale. Innanzitutto si trova al centro e consente di raggiungere a piedi tutte le principali attrazioni turistiche; secondariamente noi lo abbiamo trovato molto accogliente e pulito. Inoltre Isabel è una persona molto disponibile e gentile. Vi dico soltanto che ci regalato una bottiglia di spumante per festeggiare la mezzanotte!
Dopo aver salutato Isabel ci dirigiamo al supermercato per acquistare gli ingredienti per la nostra cena e, ovviamente, gli acini d’uva da mangiare allo scoccare della mezzanotte. La tradizione a Siviglia, infatti, vuole che allo scoccare degli ultimi 12 secondi prima della mezzanotte, venga mangiato un acino d’uva al secondo. Pensate che abbiamo trovato delle comode confezioni in lattina con dentro 12 acini sbucciati e snocciolati.
Dopo aver provveduto ai rifornimenti decidiamo di andare al Parasol di Siviglia, ma ahimè anche questo lo abbiamo trovato chiuso! Ecco un altro motivo per tornare a Siviglia! Ciò nonostante non ci demoralizziamo, facciamo comunque un giro nei dintorni del Parasol, e sulla strada di casa ci fermiamo all’Emperado Trajano, un piccolo bar ad angolo molto carino, dove poter bere una caña e rilassarci assaporando l’atmosfera andalusa di Siviglia. E’ la vigilia di Capodanno, non fa per niente freddo e l’atmosfera in giro è davvero bellissima.
Finita la nostra birra torniamo in appartamento e iniziamo a preparare la cena. Il menù non è proprio stellato, e noi non siamo di certo due cuochi provetti, ma alla fine riusciamo a fare una pasta che non è niente male, con tanto di aperitivo con prosciutto iberico. Finito di cenare ci concediamo un po di trash guardando “L’anno che verrà” in versione spagnola, prima di prepararci per uscire. Appena pronti usciamo con i nostri acini d’uva e con la nostra bottiglia di spumante in direzione Plaza Nueva, il punto centrale del Capodanno a Siviglia. E’ qui, infatti, che l’orologio inizierà a segnare gli ultimi 12 rintocchi durante i quali ingozzarsi di acini!
Nell’attesa della mezzanotte inviamo qualche augurio di Natale, approfittando delle luci della piazza come cornice, e compriamo da alcuni “rivenditori improvvisati” dei gadget per il capodanno: io una bacchetta magica che si illumina (sogni di bambina realizzati a 36 anni) e mio fratello degli occhiali da sole a forma di 2018! Insomma ci facciamo contagiare dall’euforia collettiva.
Allo scoccare degli ultimi 12 secondi io non capisco subito che è “il momento” e quindi alla fine mi ritrovo a fagocitare acini in maniera pietosa, e do gli auguri a mio fratello che ancora ingoio uva! La mezzanotte è arrivata, intorno a noi la gente si abbraccia si bacia e, probabilmente, guarda con fiducia e speranza al nuovo anno. Io mi sento avvolgere da una ventata di nostalgia di casa. Sono super felice di essere a Siviglia, sia chiaro, ma vorrei poter avere il dono dell’ubiquità ed essere anche a casa ad abbracciare i miei genitori, i nonni, la mia famiglia. Per me è un’eterna lotta, tra il volere vedere e vivere il mondo e il bisogno dell’abbraccio della mia famiglia. A volte mi sembra come di essere fatta da due diverse metà: quelle nomade e quella casalinga.
Comunque passata la mezzanotte quello che troviamo nei dintorni di Plaa Nueva è una grande calca. Cerchiamo di spostarci ma a fatica. Mentre camminiamo mi ritrovo di fronte una ragazza sorridente che cerca di imboccarmi con un acino. Inizialmente non realizzo, ma poi apro la bocca, mangio l’uva e mi metto a ridere con lei. Ricordo subito di aver letto che l’offrire l’uva sia una tradizione del capodanno a Siviglia.
Alla fine gironzoliamo un po per il centro, io sempre con la mia bacchetta magica e la bottiglia di spumante sotto il braccio, finchè la stanchezza non ha la meglio e decidiamo di rientrare. Il nostro viaggio non è mica finito; il giorno dopo ci attende Cordova, Ronda e Malaga. Chi si ferma è perduto!