Non so perché, ma oggi è stata particolarmente dura. Non so se per il caldo o il mal di piedi, ma siamo arrivati a Melide molto provati. Eppure stamattina eravamo partiti carichi di buoni propositi. Pensavamo addirittura di allungare di altri 10 km, ma proprio non ce la potevamo fare!
Siamo partiti da Hospital de la Cruz con dei colori spettacolari! Ed è inutile fotografarli, perché nulla renderebbe l’idea delle sensazioni che si provano di fronte alle luci dell’Alba in cammino.
Facciamo colazione con Tostada e caffè e leiche, ormai divenuto un grande classico. Ci accorgiamo che abbiamo pochissimi spazi sulla credenziale, per cui decidiamo di prenderne un’altra lungo la strada.
Camminiamo anche a buon passo, ma tutti sti sali e scendi un po’ iniziano a sfiancarci. Io ho le scarpe strettissime, per cui ad un certo punto seguo il consiglio di Vittorio e levo via la suola. Il sollievo è immediato, sembra di indossare altre scarpe, ma purtroppo non dura molto. Alla lunga iniziano a farmi male le piante dei piedi, tanto che all’ingresso di Melide mi tocca rimetterle!!
A Palas de Rei, ci fermiamo per sbrigare due cose fondamentali: richiesta nuova credenziale e farmacia (tanto per cambiare). Facciamo tutto, e mentre stiamo per andare via vediamo il mercato della città. Decidiamo di dare un’occhiata, e alla fine noi compriamo le ciliegie e Donatella le fragole, e alla prima panchina ci sediamo per mangiarle. Mentre siamo lì passa una signora che era in albergue con noi la sera prima. È di New York e sta mangiando un pezzetto di formaggio. Ci chiede se abbiamo un coltello e lo usa per tagliarci un pezzetto a testa di quel formaggio (delizioso). Dice che se non la aiutiamo lo mangerà da sola, e le farà male, per cui ci “sacrifichiamo” 🙂
Ripartiamo alla volta di Melide, ma sembra davvero non arrivare mai. A 2 km dalla meta incontriamo un ragazzo che appone il timbro dei 55 km mancanti a Santiago. Lui ci consiglia di percorrere 1 km e di immergere i piedi nel fiume per poi percorrere il km mancante. È così che perdiamo Donatella: lei si ferma noi proseguiamo, e anche se poi ci fermiamo ad aspettarla non la vediamo più.
Ci dirigiamo così verso la pulperia più famosa di Melide per mangiare il famoso pulpo alla gallega e decidiamo anche di fermarci, perché i nostri piedi non ne vogliono più sapere di andare avanti.
Cerchiamo un albergue e andiamo a sistemarci. Intanto sentiamo via Facebook Robert e ci accordiamo per cenare insieme. In realtà ala fine ci trova in un bar con Vittorio e Attila e si unisce a noi. Torniamo da Ezechiele a mangiare il pulpo accompagnato da qualche tazza (qui lo servono così) di vino. E sarà la stanchezza, il vino, i 53 km mancanti, ma le lacrime iniziano a diventare incontenibili.
E come ve lo spiego l’uragano che ho dentro?!