Sognavo di fare questo viaggio da tanto tempo. Ho letto guide, blog, articoli e niente di tutto questo è riuscito a prepararmi alla meraviglia che mi sono trovata davanti. Nessuna foto vista ha reso giustizia a quello che hanno visto i miei occhi dal vivo. Quasi all’improvviso, tra preghiere più o meno serie, liste di cose da portare e fondi cassa da organizzare, ci siamo ritrovati all’aeroporto di Keflavik, ovvero l’aeroporto internazionale dell’Islanda, che si trova a 45 minuti di macchina da Reykjavik. E dopo 5 ore di volo e 9 mesi di attesa capirete bene come davvero non vedessimo l’ora di arrivare.

Così con i nostri giubbotti arancioni ci siamo diretti al nostro noleggio auto. Noi abbiamo prenotato sul sito carsiceland.com ma abbiamo scoperto lì in aeroporto che questo sito fa capo alla compagnia Blue car Iceland (noi la macchina l’abbiamo ritirata presso loro). Per raggiungere gli uffici abbiamo preso una navetta che parte davanti all’aeroporto e che in meno di 3 minuti ci ha portati a destinazione. I lunghi ritiri auto fatti nella mia vita sono stati dimenticati qui. In meno di 10 minuti abbiamo aggiunto l’assistenza stradale alla nostra già completa assicurazione, abbiamo ascoltato le spiegazioni della signorina al desk, abbiamo scoperto della nuova eruzione in Islanda e abbiamo scattato la prima foto della vacanza davanti a quella che sarebbe stata la nostra super auto cromaticamente abbinata al nostro gruppo.

L’arancione: il colore di questo viaggio!

Caricato in stile tetris tutte le nostre valigie siamo partiti alla volta della nostra prima destinazione: la penisola di Snaefellsness. Lungo la strada però ci tocca risolvere alcune questioni: 1) Luca ha dimenticato il carica batteria della sua reflex e dobbiamo provare a trovarne uno. 2) dobbiamo trovare un supermercato per comprare qualcosa per la cena e i prodotti per il bagno che abbiamo deciso di non portare dall’Italia. Ci fermiamo così in un negozio di elettronica con accanto un supermercato e qui facciamo la nostra prima cavolata. Premesso che del carica batteria non c’è ombra, potremmo trovarlo in un altro negozio, ma tutto chiude alle 17 e siamo già fuori orario. Al supermercato decidiamo di comprare delle bottigliette d’acqua. Lo so, non si fa. Ma avevamo sete e non sapevamo bene dove poter riempite le borracce. Alla fine quindi usciamo dal supermercato con un conto che a casa mia equivale alla spesa settimanale delle grandi occasioni, per comprare 12 bottigliette di acqua, due polli arrosto aromatizzati, qualche pacco di patatine, qualche muffin, 2 shampo e 2 bagnoschiuma. Insomma non proprio un grande affare, soprattutto se considerate che erroneamente abbiamo comprato dell’acqua frizzante che nessuno di noi di norma beve! Certo, come ha detto Salvatore (l’ottimista del gruppo), le “bottigliette sono fatte di plastica dura” ed effettivamente le abbiamo riutilizzate, ma abbiamo subito capito che dovevamo migliorare il tiro.

In viaggio in Islanda


Ancora un po’ traumatizzati dal conto del supermercato, ci siamo rimessi in macchina e abbiamo guidato per più di due ore fino a Búdir ​​con la sua famosa chiesa nera (Búðakirkja), luogo molto scenografico dove abbiamo deciso di girare il nostro reel di ringraziamento per il volo di partenza non cancellato.

Fatte un po’ di foto ci siamo rimessi in macchina e in 30 minuti circa siamo arrivati alla nostra prima accomodation del viaggio, ovvero il The Freezer Hostel & Culture Center. Si tratta di un ostello molto carino a Rif, nella parte settentrionale della penisola. Fuori è interamente decorato da murales e dentro ha una grande e bellissima sala comune che è anche un pub, oltre ad avere anche una cucina, due bagni e delle camerate. Al nostro arrivo becchiamo per pochissimo la ragazza in reception che aveva già preparato un biglietto per noi. Non ci rendiamo conto che sia tardi, perché anche se sono le 22, fuori c’è ancora il sole e dobbiamo ancora abituarci a questo. Comunque facciamo il check in, paghiamo e poi ci mettiamo a consumare la nostra cena nella sala comune, visto che in cucina ci sono ancora dei ragazzi che cenano. Prima di andare via la ragazza della reception ci dà un primo indizio sul livello di civiltà e fiducia del popolo islandese. Le chiediamo infatti se può darci delle birre e lei in tutta serenità ci dice di prendere quello che vogliamo dal bar e scriverlo in un foglietto, in modo da pagarlo domani quando arriverà il suo collega. Cioè massima fiducia nei confronti del prossimo.
Alla fine noi alcolisti prendiamo 3 birre in lattina e brindiamo alla nostra prima cena islandese fatta di un costosissimo pollo aromatizzato. Dopo cena usciamo fuori ad ammirare gli uccelli che volano bassi per le strade di Rif. Si stratta di strenne artiche non proprio amichevoli. Appena ci si avvicina un po’ troppo tendono infatti ad “attaccarti”, roba che ti sembra di stare dentro un film di Hitchcock! Fallita quindi la socializzazione con le strenne decidiamo di metterci a letto. L’operazione non è molto semplice perché nella nostra camera c’è già gente a letto e quindi ci tocca fare tutto nella maniera più silenziosa possibile, ma ci riusciamo. E personalmente mi addormento con l’entusiasmo a mille, di chi è appena arrivato e non vede l’ora di scoprire tutto ciò che è possibile di questa meravigliosa isola!