E alla fine anche questa estate è arrivata e passata. Senza che me ne accorgersi quasi, come a non voler disturbare. E il fatto di non aver fatto “grandi” programmi, ha un po’ fatto il resto. Che poi per “grandi” intendo impegnativi, da un punto di vista di tempo e soldi. Quest’anno, infatti, è stato un anno all’insegna del viaggio easy, vicino, facile ed anche più economico del solito. Ma attenzione, pur sempre un viaggio, perché alla fine non importa quanto lontano si vada, l’importante è tornare a casa con quel qualcosa dentro, quel mix tra curiosità, meraviglia, risate e pace, che solo il viaggio ti sa dare. E alla fine così è stato.
Sono partita da sola in treno, un giorno prima rispetto alle mie compagne di viaggio, perché avevo bisogno di stare un po’ con me stessa. Volevo coccolarmi un po’, prendermi per mano e dirmi “Lo vedi che alla fine siamo ancora in piedi?”. E così ho fatto. Mi sono ritrovata a Taranto, dopo aver attraversato tutta la costa ionica della Calabria e, con il mio trolley al seguito, mi sono avventurata per i vicoli di Taranto Vecchia. E vecchia lo è davvero. Edifici antichi, che potrebbero essere considerati fatiscenti se presi singolarmente, ma che nel loro insieme invece sanno di storia. È tutto un via vai di vicoletti, panni stesi e street art. Non si vedono negozi di souvenir, ma vi potrebbe capitare di vedere una signora appena uscita dalla doccia in asciugamano, che parla al telefono sull’uscio di casa sua. Insomma non c’è finzione a Taranto vecchia. E tutto questo mi è piaciuto un sacco. E allora mi sono chiesta “Chissà quanti luoghi ci sono fuori dal mio radar, che invece valgono davvero una visita. Taranto era uno di quei luoghi.
Dopo quasi tre ore di cattedrali, chiese e vicoli, mi ritrovo sul pullman per Matera. Vorrei ascoltare un po’ di musica, ma è un periodo strano. Per la prima volta nella mia vita, la musica non mi dà conforto, anzi. Così preferisco ascoltare il rumore del pullman e il chiacchiericcio della signora seduta dietro di me. Alla fine è solo un’ora mi dico. In realtà sarà un’ora di pullman e 40 minuti di camminata. Arrivo in albergo stanca, ma sono pur sempre a Matera, per cui lascio il mio trolley, prendo lo zainetto e vado verso il centro.
E’ sabato sera ed è pieno di gente, per cui decido subito che non sarà una visita lunga, giusto il tempo di mangiare un crostone al prosciutto di maiale nero e scattare una foto dal Belvedere di piazzetta Pascoli. Mi fermo lì qualche minuto, quasi ignara della gente che cerca di scansarmi per fotografare il panorama. Penso tante cose, e fra queste mi chiedo da dove derivi il mio amore per luci e lucine, sarà il Natale? Chi lo sa.
Poco prima delle 22 sono già in albergo, che poi un albergo non è. E’ una casa di preghiera o qualcosa di simile, ma è assolutamente un posto da considerare se decidete di vistare Matera, soprattutto se arrivate in macchina, visto e considerato il parcheggio. Stanze semplici, ma pulite, e posizione comodissima, 3 minuti dal centro e dai sassi.
Insomma, il posto giusto per starsene tranquilli. Ed io mi sento abbastanza serena. Ho visto tante cose interessanti e belle, ho chiacchierato con qualcuno, ho camminato e ho mangiato un piatto che mi ha reso felice. Ma soprattutto sono di nuovo “in viaggio”, e domani rivedrò le mie amiche.
E con questa serenità che l’indomani giro per Matera mentre le attendo. Lascio i bagagli nel B&B dentro i sassi dove dormire, e poi mi faccio guidare dall’istinto andando a zonzo. Ne approfitto per fare foto, video, reel, e qualsiasi cosa mi passi per la testa. Ogni tanto mi fermo in qualche piazzetta e ascolto le chiacchiere di altri turisti. Non è per farmi gli affari loro, è che mi piace percepire e ascoltare le sensazioni altrui, o a volte semplicemente ascoltare la leggerezza delle chiacchiere da viaggio. Poi finalmente vado incontro a Barbara e Margherita, e rivedersi è emozionante. Perché di certi abbracci si ha bisogno.
Matera la giriamo in un giorno, non approfonditamente, ma giriamo comunque i sassi in lungo ed in largo. Ci godiamo il panorama dai principali belvedere della città (piazzetta Pascoli, Luigi Guerricchio, Duomo, San Pietro Cavoso, etc.), e Matera ci appare sempre bellissima. In albergo ci torniamo nel primo pomeriggio, giusto il tempo per cambiarci e riuscire. Facciamo un aperitivo vicino alla Chiesa Rupestre di Santa Maria di Idris, con vista sulla Murgia, e ceniamo nei sassi in un ristorantino molto carino. Insomma Matera ha dato il via alle nostre vacanze insieme.
Vacanze che sono proseguite in quelle che per me è la “Calabria del nord”. E non solo, abbiamo toccato anche un angolo di Basilicata, visitando il Cristo di Maratea. Poi, tra un bagno e l’altro, abbiamo visto l’Isola di Dino e di Cirella, l’Arco Magno di San Nicola Arcella e i murales di Belvedere (che sono così tanti che non so nemmeno se siamo riuscite a vederli tutti). La nostra base è stata proprio Belvedere, un paesino molto bello, movimentato e che è davvero il luogo perfetto per una vacanza di mare.
Tornando verso casa, abbiamo poi fatto una puntatina a Tropea e al Musaba (posto di cui vi parlerò in un altro articolo). Avremmo dovuto trascorrere anche una notte in Aspromonte, ma gli incendi non ce lo hanno permesso. Sono state delle belle vacanze? Si, fatte di serenità, di amicizia e di sole. E poco importa se sono durate un soffio, è stato un soffio di freschezza all’interno di un’estate afosa e piena di pensieri.