La prima volta che sono andata via di casa (se non contiamo i tentativi di fuga con la bambola sotto il braccio) è stato per l’università. Ogni tanto mi fermo a pensarci, e ricordo come sia stato traumatico. Anche perché non ero mica la persona di oggi, no no. All’epoca tutto avrei voluto tranne che uscire dalla mia comfort zone. Fortunatamente l’ho fatto e sono partita per Roma, anche se con tante paure.
Per rendere il tutto meno traumatico, mi sono circondata di persone che facevano parte di quella comfort zone che tanto mi mancava. Non abitavo in centro, e arrivare all’università era un vero e proprio viaggio, ma stavo bene. Ero circondata da persone che mi volevano bene e a cui io volevo un gran bene.
Tra queste c’era la signora Leonarda. Non era mia nonna, ma l’ha sostituita per tutto l’anno che ho passato lì. Quando rientravo nel pomeriggio senza aver pranzato, non so come, ma la trovavo sempre sul pianerottolo con un piattino in mano pronta a svoltarmi la giornata con qualcosa di buono. Non so come facesse, ma si palesava sempre quando ne avevo bisogno. Aprivo il portone con l’umore sotto i piedi ed entravo in casa con il sorriso ed un piattino in mano.
Era una presenza discreta ma costante, che quando serviva spuntava per ricordarmi che c’è sempre un motivo per fare un sorriso.
Ora io non so dove sia finita la signora Leonarda, ma so che deve essere per forza in un bel posto. Perché chi regala sorrisi in maniera così altruista, come faceva lei, non può che finire in un bel posto. Io comunque la immagino con le persone a lei più care, finalmente felice e sorridetene come su quel pianerottolo con il piattino in mano.