Non so come sarà da qui in poi, ma credo che questo sia il giorno più duro del mio Cammino di Santiago. La sveglia è alle 5:30, ma quando suona sono già sveglia da un po’. Partiamo alle 6 con il buio, a tratti utilizziamo perfino la torcia del cellulare per essere certi di non aver perso dei segnali. La mia caviglia fa i capricci fin da subito: per andare a lavarmi i denti vedo tutti i santi. Mi chiedo come potrò sopravvivere a questa giornata, e subito dopo trovo anche la risposta: “facendo un passo dopo l’altro”!
Partiamo e per tutta la prima parte costeggiamo la statale, e non è proprio il massimo. Ci fermiamo un paio di volte per far colazione o per utilizzare i servizi. In uno di questi stop troviamo Vittorio e Attila, per cui ci sediamo con loro e scambiamo qualche chiacchiera.
Ripartiamo con Vittorio e lungo la strada incontriamo Ramiro in bicicletta. Ci diamo tutti appuntamento a O Cebrerio, ma a me sembra davvero lontanissimo.
Vista la difficoltà ci separiamo tutti quasi subito, perché è difficile tenere tutti lo stesso ritmo. Io resto un po indietro ma non mi scoraggio. Quando il dolore aumenta attacco le cuffiette con Mannarino e procedo. Passo davanti all’albero dei sogni, dove ognuno può attaccare un pezzetto di carta con su scritto il proprio sogno. Lo faccio anch’io, e la mia parte irrazionale si augura che si avveri.
Proseguo con “Il bar della rabbia” nelle orecchie fino a quando non inizia la salita, quella vera!! So già che in questo caso la musica non riuscirà a darmi la parte di fiato che mi manca. Inizio la salita ed è subito fatica, ma in qualche modo, facendo delle pause ogni 5 minuti, arrivo a La Faba, a metà strada dal Cebrerio. Qui trovo Bruno che mi aspetta da 20 minuti. Dietro di me vedo arrivare Benjamin e subito dopo Nicola, con i quali raggiungiamo la chiesetta di La Faba. Si tratta di una piccola chiesa, sempre in stile romanico. Entriamo, timbriamo la credenziale e ripartiamo alla volta del Cebrerio.
Bruno e Nicola cercano di aspettarmi, ma quando mi vedono arrivare con dei signori settantenni iniziano un po’ a perdere la speranza 🙂 Ed invece, un passo alla volta, passando in mezzo alle mucche e perdendoci nella bellezza del paesaggio entriamo in Galizia e alla fine vediamo la chiesa del Cebrerio. Appena arrivati incontriamo Vittorio, Attila e Ramiro, ma siamo così provati che ci dirigiamo verso l’albergue. Non prima però di aver salutato Ramiro e di avergli dato appuntamento a Reggio.
Tanta fatica ripagata da altrettanta bellezza. Vorrei davvero ci fosse un modo per trasmettere queste sensazioni, ma per quanto mi impegni, non riesco a tradurle in frasi di senso compiuto. Ma voi non accontentatevi dei miei racconti e di qualche foto. Prendete lo zaino e venite subito qui. Perché il cammino va vissuto!!
Il mio in teoria finirà tra 159 km, ma in realtà la magia è appena iniziata…
È la stessa provata stasera a cena con Nicola, o guardando il tramonto da qui in alto. Perché alla fine, come ho scritto all’albero dei desideri, vorrei vivere una vita piena zeppa delle stesse emozioni provate fino ad oggi in questo cammino!! E credetemi, sarebbe una vita meravigliosa!!