La prima è andata. A dispetto di tutti quelli che, carinamente, mi avevano messo in guardia sulla bruttezza di questa prima tappa, io ho camminato. Mi sono svegliata con tanta voglia di partire, e alle 8 ero già in cattedrale con la credenziale in mano. Ho lasciato Palermo un passo alla volta, impaziente di prendere la via Messina Marina, “perché poi è tutta dritta e non devo più prestare attenzione alle tracce”. Da lì in poi ho iniziato a prestare attenzione alla strada, dove in alcuni tratti tocca camminare sul ciglio, oppure a non inciampare in bottiglie di vetro e spazzatura. Insomma, per lunghi tratti non è stato piacevole, ma lo immaginavo per cui va bene anche questo. Arrivata a Ficarazzi mi trovo davanti ad un cancello. Ho scaricato una traccia non aggiornata, per cui torno indietro e prendo un’altra strada. Non mi scoraggio, ma che fatica con il caldo, anche se da super freddolosa penso di averlo gestito abbastanza bene. Ciò nonostante ad un certo punto mi sento davvero stanca, vorrei fermarmi ma lungo la strada non c’è modo. Sbuffo della mia testardaggine e mi pento di non essermi fermata prima, ma quando sto per farmela prendere male, mi si accosta una macchina e un simpatico signore mi chiede se voglio un passaggio. Gli dico di no, ma gli sorrido davvero di cuore, e lui fa altrettanto. E così riparto, perché mi basta un sorriso per darmi un po’ di carica. Faccio tutta la tappa senza musica alle orecchie, e per me è abbastanza insolita come cosa. Ma non ne ho voglia, mi faccio accompagnare dalle chiacchiere dei venditori del pesce, dei ciclisti che mi passano accanto, delle macchine, e penso a tante cose.
Alle 12:15 arrivo a Bagheria. Il b&b che ho scelto è al primo piano della stazione di Bagheria, ed è un posto molto bello. Senza contare che Ignazio, il proprietario, mi ha dato un sacco di dritte e consigli utilissimi. Appena arrivata, nemmeno il tempo di chiudere la porta della mia camera, ed ero già in doccia. La bellezza della doccia, dopo una camminata sotto il sole, è qualcosa di mistico 🙂
Il tempo di sbrigare le tipiche incombenze da pellegrina (doccia e bucato) e riesco subito. Ho fame e voglio uno sfincione. Non faccio fatica a trovarlo, o forse è lui che trova me, non saprei. Fatto sta che mi ritrovo davanti questo panificio piccolissimo, entro e dico “Mi hanno detto che a Bagheria fanno lo sfincione più buono del mondo”. Il signore dall’altra parte del bancone mi sorride e dice “È che fortunata che sei. Sei entrata nel posto dove fanno proprio quello più buono del mondo”. E ha ragione lui, sono fortunata perché mangio uno sfincione pazzesco (mi riservo di tornare e assaggiarli tutti per poter dire se è il più buono del mondo), e poi passo il pomeriggio a riposarmi e a fare la turista in giro per Bagheria. Molti pensano che questo tipo di vacanze non siano “riposanti” ma per me non è così. Si ho i piedi stanchi ma il cuore leggero leggero. Mi è mancato chiacchierare con le persone, perché purtroppo non ho incontrato molta gente in modalità “chiacchiera”, ma per fortuna mi sono rifatta con Ignazio, che stasera oltre a timbrare la mia credenziale mi ha raccontato un po’ della sua storia e mi ha regalato un po’ di balsamo per l’anima. Adesso so che a Bagheria ci tornerò, fosse solo per andare alla trattoria Buttita con Junio e per salutare Ignazio. Domani sveglia prestissimo, perché si prospetta una tappa impegnativa, ma per fortuna inizierò a salire e a lasciarmi dietro un po’ di asfalto.