Prima giornata dura di questo Cammino di Santiago! è stata dura! Siamo partiti da Ponferrada con molto pessimismo. La caviglia destra fa veramente male, e a tratti mi fa zoppicare. Partiamo alle 7, con le prime luci ma davvero lentamente. Ci fermiamo al primo paesino per fare colazione. La brioche non è il massimo ma la pausa ci serviva. Ripartiamo davvero a fatica, ma quando pensiamo di non farcela incontriamo Vittorio, un italiano conosciuto ieri per caso: stavamo per farci un selfie e si è offerto di scattarci una foto. Solo due parole, eppure oggi si è affiancato a noi, e non so come (ma forse lo so, è la magia del camino) abbiamo iniziato a chiacchierare a macchinetta. Una chiacchiera tira l’altra, un piede davanti all’altro, abbiamo macinato 15 km senza quasi rendercene conto! Ecco, Vittorio è stata la nostra piccola magia di oggi.
Mentre camminiamo incontriamo un pellegrino in bicicletta. Gli auguriamo buon camino e credendo che sia italiano scambiamo qualche parola. Alla fine scopriamo essere argentino. Lo salutiamo e proseguiamo. A Cacabellos entriamo in una piccolissima chiesa romanica e all’uscita rincontriamo lo stesso ciclista di qualche ora fa. Vittorio inizia a scambiare qualche battuta. Alla fine scopriamo che si chiama Ramiro e che finito il cammino passerà del tempo nel sud Italia in bicicletta e ci offriamo subito di ospitarlo e fargli vedere la nostra terra. Lui, in cambio, si offre di farci scoprire una parte dell’Argentina, la sua Rosario. Ci accordiamo per rivederci a Villafranca del Bierzo, tappa di oggi, per bere una birra ed accordarci.
Proseguiamo con Vittorio e Attila (un signore ungherese) per un po’. Per inciso, Vittorio e Attila sono la dimostrazione che l’amicizia non ha barriere linguistiche. Potrei cercare di spiegarvi la magia che si sprigiona quando si parlano in una lingua tutta loro, ma certe cose bisogna viverle 🙂
Ad un certo punto ci fermiamo a Pieros per andare in bagno e ci stacchiamo così da Vittorio e Attila. Ripartire dopo la sosta è pesantissimo. La caviglia destra mi fa malissimo, ma stringo i denti. Finalmente lasciamo l’asfalto e passiamo attraverso vigne e paesaggi bellissimi. Nonostante questo, a 3,5 km dalla meta, penso davvero di aver raggiunto il limite. In quel momento metto le mani in tasca e trovo le cuffie. Allora penso che forse la musica può aiutare. Allora metto Vance Joy a palla (ormai è la colonna sonora di questo cammino), mi tolgo la giacca a vento (è la prima volta che sto a maniche corte) ed inizio a camminare spedita. Il dolore c’è ancora, ma ci penso di meno!
Arriviamo a Villafranca alle 13:30, stanchissimi ma sollevati. Ci fermiamo all’Ave Fenix, un albergue totalmente costruito grazie all’aiuto dei pellegrini, un posto davvero particolare e bello.
Dopo i soliti rituali, doccia e bucato, andiamo a pranzare con sangria e bocadillo. Io in infradito, perché proprio non riesco ad indossare nemmeno le Nike. Mentre pranziamo vediamo passare Benjamin e suo padre che, vista l’ora decidono di proseguire.
Noi invece decidiamo di andare verso la piazza principale di Villafranca, per poi risalire (la città è tutta in salita, e noi stiamo in cima) in albergue e riposarci prima di cena.
In piazza vediamo Vittorio seduto al tavolo di un bar con Attila. Ci sediamo insieme a loro ed è la fine. Per circa 4 ore non facciamo che ridere e bere Cerveza. Ad un certo punto ci raggiunge Ramiro ed è il top. Forse fino ad oggi non avevo mai capito cosa fosse l’alchimia. Oggi l’ho vissuta!
Prima che arrivasse Ramiro, Attilla fa una cosa carinissima. Va in albergo e torna dopo qualche minuto con due braccialetti gialli del cammino di Santiago (lui e Vittorio lo hanno già). Ce li lega al polso con 3 nodi, un desiderio ogni nodo, e poi scatta una bellissima foto delle nostre mani.
Con loro il tempo vola. Sono le 18:30 ed io ho appena passato uno dei pomeriggi più spensierati della mia vita. Ci salutiamo sperando di rivederci il giorno dopo o, come nel caso di Ramiro, in Calabria.
Prima di andare via incontriamo anche Nicola, con il quale abbiamo ancora un drink in sospeso che speriamo di fare a O Cebrerio.
Tornati in albergue troviamo la cena quasi pronta. Prima di cenare però, il proprietario Jesus Jeto (un personaggio piuttosto noto nel cammino) recita una preghiera di benedizione per la cena e per il nostro cammino. Ed io continuo a meravigliarmi, come i bambini il giorno di Natale.
La giornata finisce così, con me che do la Voltaren ad un brasiliano che ha dolori alle ginocchia e con mio fratello che chiacchiera con un tedesco ed un francese in inglese.
Domani ci aspetta la salita più dura (dicono) O Cebreiro. Partenza alle 6!!
Io non so come sarà, non so nemmeno come starà la mia caviglia. Si parte con la voglia di arrivare a Santiago, si arriva a metà strada sperando quasi di arrivare il più tardi possibile. Come vogliamo chiamarla?!? Io continuo ad utilizzare la stessa parola: MAGIA!!